bar italia (bussana07)

Giuro che non l'ho fatto apposta, il titolo non c'entra un beneamato cacchio col fatto che oggi è la festa del 150°. Diciamo che iTunes ci ha messo del suo sparando fuori questa canzone dei Pulp al momento giusto.
Anyway, oggi è festa. Ergo non sono andato a lavorare. Ergo si era prospettata una giornata all'insegna dello svacco e della noia più totale coadiuvata da questa ondata di piogge bibliche che da qualche giorno stanno imperturbabilmente imperversando sulla Lombardia.
Non fosse che ieri, un po' a sorpresa, sono stato allertato a quello che è l'impegno familiare a cui più spesso sono sottoposto.
Non ho grossi legami con il parentado in genere. Ci sono cugini che non vedo da anni e zii che non vedo da più tempo ancora. A natale e nelle feste comandate non facciamo cenoni lunghi ore e non abbiamo ricorrenze particolari dove c'incontriamo in nome del vincolo di sangue che ci unisce tutti.
La mia famiglia, sia da parte di padre che da parte di madre nasce socialmente povera: mia madre è andata a lavorare dopo la terza elementare, mio padre è emigrato in Brianza da un luogo desolato e abbandonato da dio chiamato Fossaragna (frazione di Bovolenta, provincia di Padova). Quindi, insomma, la generazione dei miei genitori non è particolarmente avvezza alle novità e all'istruzione.
Poi invece ci sono i figli, ossia io e i miei cugini. Età media poco oltre i trenta. Alcuni nati alla fine degli anni settanta, altri nei primi ottanta. Siamo in nove.
Nella parte di madre, in particolare, tutti, tranne uno (indovina chi?), hanno in comune un'atavica incapacità di approcciarsi alla tecnologia. Dove per tecnologia s'intende il computer, ma soprattutto un elettrodomestico assolutamente diffuso e utilizzatissimo: il televisore.
Ecco il mio impegno familiare: andare a sintonizzare i televisori di chiunque.
A quanto pare sono uno dei pochi in famiglia che possiede questa straordinaria capacità: quella di saper leggere le indicazioni che appaiono sullo schermo e, in extrema ratio, quella di saper leggere il manuale d'istruzioni.
In questi mese, grazie all'avvento del digitale terrestre, ho provato l'ebbrezza di sintonizzare i televisori di un paio di zii, un altro paio di cugine e anche amici vari degli zii. Oltre a quelli di casa, ovviamente.
Ma d'altronde io possiedo la conoscenza. Mica è così semplice riuscire a capire che per primo bisogna cercare il tasto “menù” sul telecomando e provare a vedere cosa succede: potrebbe esplodere tutto. E l'uso delle frecce e del tasto “ok” effettivamente mi ha richiesto una pericolosa prova d'iniziazione nella setta dei “sintonizzatori” (non dovrei parlarvi di questa setta, lo so, ma è giusto che il mondo sappia dove ho imparato tutte queste cose). Affinché mi venisse rivelato l'utilizzo della funzione “sintonizzazione automatica” poi, ho dovuto imparare formule magiche propiziatorie che ovviamente ripeto ogni volta che devo far ricorso a questo sortilegio. Il fatto poi che, nel caso, sappia spostare, ad esempio, TeleCasalpusterlengo2 Hd dal canale numero 766 al numero 12 mi rende quasi venerabile.
Vabbè. Insomma, questa cosa un po' mi fa ridere e un po' no. Però solitamente è roba da 10 minuti, quindi mi va anche bene.
Magari la prossima volta vi parlerò del fatto che molti parenti non hanno ancora capito che lavoro faccio: una delle mie cugine pensava fino a qualche mese fa che io “scrivessi i titoli degli articoli sul sito della Gazzetta”...

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